i just wanna know you better now;

Ted/Renton

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  1. Renton's philosophy
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    La festa di Natale a Winterfall è sempre stata una delle occasioni migliori per mettere in mostra vestiti fastosi e gioielli strabilianti. Era il regno delle reginette del ballo e dei fustacci dai sorrisi a trentadue denti. Era una di quelle feste eleganti in cui i dolcetti costavano quanto il veritaserum. La gente non aveva riguardi, si preparava per tempo, comprando tutto l'occorrente per la festa. Di solito, fino a mezzanotte, quasi tutti si perdevano in convenevoli, ma appena i docenti erano troppo stanchi per seguire ancora i teneri adulti, la festa si trasformava in una sorta di rave. Era allora che Renton entrava in azione come pusher ufficiale della festa. Come braccio destro, la sua migliore amica e il suo immancabile scopamico, nonché sua guardia del corpo che nelle ultime settimane non aveva fatto altro che assillarla con l'idea che altri pusher volevano la sua roba, in quanto la migliore che si sia mai vista a Winterfall. Ma Renton non cedeva. Nonostante nelle ultime settimane si fosse sottratta ai suoi sogni di grandezza e abbandonata inesorabilmente a un'apatia senza scampo, continuava a rimanere la stessa testa dura di sempre. Non avrebbe ceduto e con la stessa faccia tosta di sempre, si arrenava anche questa sera nell'incredibile impresa di fare soldi a tutto scampo. Ultimamente questi piacere effimeri della vita le apparivano lontani, come se lo facesse per puro divertimento, per noia, per tenersi occupata da pensieri ben più complessi. E infatti era così. Sua madre e suo padre, antagonisti da sempre, avevano deciso di riallacciare i rapporti, riprendere contatto l'uno con l'altra, solo per litigare. La signora Black, orgogliosa figlia di una buona madre, accusava il povero MacNeil di aver cresciuto una figlia troppo menefreghista, votata al sedimentare e a inutili piaceri quali “quei aggeggi chiamati videogiochi e fumetti”. In tutto ciò, Renton li ignorava, perché per quanto piccola e insignificante, era stata costretta a crescere in fretta. A volte sembrava lei stessa più matura di quei due. Persino i suoi cugini campagnoli sembravano avere più sale in zucca dei suoi genitori, a dirla tutta. Ma non è forse questo il succo della serata.
    Sick Girl le scocca le dita davanti al viso, solo per abbracciarla e allontanarsi appena per guardarla meglio. “Sei uno schianto, Rents!” Quando la bionda l'avvicina, è seduta al bancone al centro della pista da ballo e sorseggia un Havanna Club di tutto rispetto. Indossa una vestito attillato che le ha prestato Carson stessa. I lunghi stivali e la giacca in pelle nera completano un outfit già di per sé fuori da ogni schema. Renton non ama vestirsi in quel modo, ma la sua migliore amica è convinta che così attirerà più acquirenti. I capelli rossi le scendono delicatamente sulle spalle in boccoli che la sua bacchetta di faggio, dall'anima di crine di unicorno, ha saputo sistemare perfettamente. “Le puttane sono più vestite.” Contraccambia lei insoddisfatta, mentre accavalla le gambe alzando gli occhi al cielo. Carson sbuffa innervosita e ordina qualcosa che Renton non riesce a sentire nel trambusto generale. Immagina anche che la sua migliore amica abbia detto qualcosa sottovoce per controbattere il commento acido della rossa, ma entrambe decidono infine di lasciar perdere. In una lite tra Renton e Carson è difficile arrivare ad un qualunque risultato. Moses stesso ci aveva provato parecchie volte. Morale della favola? Una volta si era persino beccato un pugno e un conseguente livido... e per fortuna, Renton era solo uno scricciolo. “Ho parlato con Lupin.” Renton inarca un sopracciglio aspettando maggiori spiegazioni. “Andiamo! Lupin... il migliore amico di Moses? Ricordi?” Renton continua a risultare allibita. E' sinceramente confusa, poiché la sua tipica condizione di solitaria non le permette di ricordarsi molte persone. E poi, è sicura di non aver mai visto il migliore amico di Moses. “Non ti seguo...” “Mi seguirai a breve. Ti aspetta a mezzanotte qui fuori, nel cortile. Carico grosso. Immagino stia per andare a una di quelle festicciole dei Perth.” Renton annuisce assente e continua a sorseggiare il suo drink. “Alto, biondo, carino. Non puoi sbagliarti. Dovrai riconoscerlo tu visto che Moses continua a spargere la voce in giro sul “famoso Renton, maschione alto due metri, brutto e cattivo”. Premuroso no?” “Oh si...” commenta Renton con un tono infastidito che non sfugge a Carson. “Che c'è!? Il tuo nome è l'unica cosa che ti mantiene lontana dai guai. Finché penseranno che Renton non è studente alla Winterfall ed è per giunta uno scimmione, starai al sicuro.” “Peccato che nessuno gliel'ha chiesto.” “Protegge i suoi investimenti.” “I MIEI INVESTIMENTI, vorrai dire.” Carson alza gli occhi al cielo. “Si si... come ti pare. Non scordarti di Lupin.” Infine si allontana verso un gruppo di ragazzi che l'aspettano a braccia aperte. Si infila tra di loro e attira a sé la borsetta. Carson Williamson sta spacciando, come Moses d'altronde. E Renton? A lei toccano i carichi grossi, tipo quel Lupin che già dal nome le sembra una mezza specie di fenomeno da baraccone. Tuttavia, finché paga, Renton è ben contenta, anche se a dire il vero ormai nemmeno quel lavoro ben retribuito soddisfa le sue aspettative di vita.

    Il freddo di fine dicembre si faceva sentire e di certo il vestito che portava addosso non l'aiutava più di tanto a riscaldarsi. Si strinse nel giacchetto sistemandosi il capelli in avanti per riscaldarsi per quanto possibile. La frustrazione tuttavia fu un secondo serio fastidio che la obbligò a sbuffare, liberando nell'aria circostante una friabile nuvoletta soffice che si alzò nell'aria cupa della notte santa. Qualche coppietta appartata rendeva l'atmosfera piuttosto imbarazzante, ma Renton dal canto suo insensibile, non si lasciò scoraggiare da qualche occhiataccia mirata verso la sua persona. Più in là, oltre la grande scalinata che separava il salone di ingresso dal vasto cortile addobbato, si intravvedeva qualche gruppo che aveva iniziato il rave già prima di mezzanotte. C'erano ragazzi ubriachi, ragazze audaci e tutto l'occorrente per affermare senza alcun dubbio che era Natale e che nessuno si preoccupava ormai delle lezioni. Ma lei, guardatela. Sembra non avere nulla a che fare con quel ambiente. In circostanze diverse, durante quel periodo, si sarebbe ritrovata sotto l'albero di Natale a scartare l'ultima console sul mercato, smanettando con una nuova applicazione in versione beta rilasciata da qualche compagnia americana in via del tutto ufficiosa per i tester più accaniti. Si lascerebbe baciare sulla fronte da suo padre e si crogiolerebbe nel suo enorme maglione di lana inviato con la posta prioritaria da sua nonna dall'altra parte della Scozia. Eppure, quell'anno era diverso. Era al college, si era fatta degli amici e nel giro di pochi mesi aveva messo su un affare redditizio per la gioia di sua madre che continuava a sclerare nelle lettere, dicendole che non era il caso di rifiutare i suoi assegni sostanziosi.
    “Ti dico che è lei.” Renton si passa una mano tra i capelli, si accende una sigaretta e si guarda intorno. Non riesce a capire l'esatta ubicazione dalla quale arriva la voce, ma ha un presentimento alquanto spiacevole riguardo a quel tono di voce che si avvicina a mo di passi pesanti e pronunciati. Dalla penombra si intravvedono piano piano quattro figure che non appena la individuano per bene iniziano a correrle incontro. E' solo allora che Renton capisce. Capisce che Moses fa il suo ruolo da guardia del corpo in modo alquanto pessimo. E capisce che è in trappola. Si guarda attorno e trovando uno spiraglio da cui scappare, inizia a correre coi suoi tremendi tacchi a spillo che con l'effetto dell'adrenalina sembrano improvvisamente più stabili e comodi che mai. Gira l'angolo e si addentra nel giardino dell'immenso cortile, perdendosi nel labirinto di vegetazione che di giorno serve come punto di esercitazione per i duelanti professionisti. Vorrebbe avere il tempo per togliersi gli stivali, ma sentendoli sempre più vicini, continua ad addentrarsi nel labirinto, finché le voci non si affievoliscono. Ma la paranoia è una brutta bestia. Continua a guardarsi istante dopo istante alle spalle, finché l'impatto non le risulta a dir poco clamoroso. Perde l'equilibrio e si sente un enorme pressione contro il torace e l'addome, finché non si accorge che ha smesso di correre, atterrando inesorabilmente un solitario qualunque nella soffice neve, cadendogli dal canto suo addosso. Gli copre la bocca senza nemmeno guardare di chi si tratta e nel mentre, il gruppo passa loro probabilmente a pochi metri di distanza. Nascosti come sono tuttavia dagli alti cespugli, riescono a passare inosservati. E fu così che Renton conobbe i suoi nemici. Gli altri. Coloro che volevano la sua roba. Coloro che, essendo talmente incapaci e idioti, non erano nemmeno in grado di prepararsi i propri infusi da soli.
    Sospira sollevata e in preda al panico e all'adrenalina, appoggia per un istante la fronte contro la spalla dello sconosciuto, togliendogli la mano dalle labbra. “Ciao, mi chiamo Renton.” Sussurra a mo di scusa, come se lei in realtà potesse fare qualunque cosa solo perché si chiamava appunto Renton. Era il rischio di avere un cervello della portata di Renton. Con la chimica era un mostro di proporzioni bibliche. In quanto alle buone maniere? Al come comportarsi in società? Con il resto dei comuni mortali? Renton aveva molto da imparare. E quella sera avrebbe forse imparato la lezione più importante della sua vita. Il tipo della fermata dell'autobus non si scorda.
     
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  2. Nowhere boy
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    "TEDDY!Bravo ragazzo, tu bravo ragazzo."
    Certe volte devi semplicemente capire che si mette male, certe volte come minimo dovresti svignartela molto prima che si metta male, ma purtroppo è nel DNA degli uomini capire troppo tardi quando le situazioni - appunto - si mettono male, soprattutto se è coinvolta una bellezza esotica con tre metri di coscia e le curve sui punti giusti. Con ciò non voglio dire di essere uno di quei mollaccioni che per una bella ragazza farebbero di tutto, finendo dopo poco con il culo sul marciapiede, il portafoglio vuoto e il vago ricordo dei giorni gloriosi in cui lei te la dava senza tante proteste.
    "Sì, bambina, hai ragione, ma ora il bravo ragazzo deve andare a sbrogliare degli affari di famiglia e.." mi sentivo lo sguardo di Lily appiccicato alla schiena come se intendesse perforarmela, mi voltai nervosamente a guardarla e mi resi conto che non mi sbagliavo "..e mi dispiace ma, almeno per ora, mi casa non può essere tu casa. Capisci?" abbassai la voce per non farmi sentire da Lily, come se le parole che mi sarebbero uscite di bocca fossero così confidenziali da meritare una tale segretezza "Mi devo prendere cura di questi tre mocciosi: una è stata ingannata da un finto bravo ragazzo a fuggire di casa e poi è stata costretta a prostituirsi" Alex mi avrebbe ucciso se solo l'avesse sentito "uno è in camera sua a piangere perché dei ragazzi di scuola l'hanno pestato dopo aver fatto outing sulla sua omosessualità" Albus mi avrebbe ucciso "l'altro è scappato dalla riabilitazione e ha dato fuoco a un McDonald" anche James mi avrebbe ucciso "e questa..beh, è terminale, ha una di quelle malattie nuove di cui ancora non si è scoperta la cura e ha bisogno di me. Non posso ospitarti, Esti."
    Estefania Gonzalez, ricca figlia di un pappone brasiliano che è riuscito a farla immigrare qui in Inghilterra con metodi decisamente poco legali e che ora, alle spalle del caro paparino, se la sta spassando alla grande..anche con me, lo ammetto. Quella sera si era presentata a casa mia in cerca di rifugio dopo essere stata sfrattata dall'appartamento che le era stato subaffittato e io, non poco teso in seguito alla merda che quei cretini di Alexandra e James stavano facendo in culo al mondo, non mi ero trovato altra scelta che troncare la cosa lì e darmela metaforicamente a gambe - cosa in cui ero sempre stato molto versato -. Per non aggiungere il fatto che Lily, da brava piccola psicopatica qual'era, l'avrebbe probabilmente accoltellata nel sonno, aggiungendo alla merda dei suoi fratelli ulteriore merda con un processo per omicidio.
    Estefania mi guarda negli occhi con faccia da cucciolo e aria di compatimento, mi piazza le mani affusolate sulle guance e stringe, slanciandosi in un bacio appassionato che mi risveglia i nervi.
    "Povero Teddy, Teddy troppo buono. Non preoccupare, io cerca altrove."
    Un'altra veloce occhiata a Lily: oh Cristo, mi avrebbe incenerito! Per nessuna ragione al mondo avevo voglia di dormire nella stessa casa con lei quella notte.
    "Lo so, lo so..è difficile. Grazie per il sostegno. Buona fortuna, Esti.."
    E detto questo la saluto con un cenno della mano, chiudendomi lentamente la porta alle spalle.
    Nell'ingresso cala il silenzio. Lily mi fissa a braccia incrociate, io la fisso di rimando, sebbene con uno sguardo molto meno duro e convinto del suo. Non parla, mi fissa e basta, mettendomi in soggezione.
    "NON GUARDARMI COSì, SONO IO L'ADULTO! FILA IN CAMERA TUA E SE BUSSANO NON APRIRE A NESSUNO, IO ESCO!"
    Lily sale le scale con lo stesso fare imbronciato, sbattendo i piedi sugli scalini e sbuffando allo stesso modo dei bambini che sono appena stati rimproverati dai genitori.
    "Se mi succede qualcosa mi avrai sulla coscienza."
    Alzai gli occhi al cielo e non dissi nulla, congedandola con un veloce cenno della mano. Poi, dopo essermi accertato di avere pieno campo d'azione, mi mossi furtivamente in direzione del soggiorno, sgraffignando da sotto il divano una bottiglia di Incendiario che avevo nascosto pochi giorni prima e afferrando giacchetto di pelle con annesse chiavi della moto.
    "Io vado a fare la spesa, per quando torno voglio la casa distrutta e un festino andato male con almeno un cadavere!"
    Si sa: niente funziona meglio della psicologia inversa.

    Quando ho detto che andavo a fare la spesa stavo scherzando, lo sapete, vero? Cioè, in un certo senso non si poteva definire del tutto una bugia: andavo veramente a fare spesa, ma era il di cosa ad essere poco convenzionale. Insomma, sì, chi è che va al supermercato a mezzanotte? Andiamo, un po' di realismo! Quella sera i miei piani erano del tutto diversi: ignorare la festa di Natale del Winterfall - a cui non sarei andato neanche morto perché piena di mocciosi e ormai fin troppo mainstream -, comprare una quantità massiccia di roba da un tale scimmione di nome Renton e presentarmi alla festa sovversiva dei Perth, i quali avevano sempre saputo il fatto loro in materia di festini. Insomma, dopo la tragedia di Alex e James e la sorpresa di Estefania sarebbe stato molto difficile raccontare la verità a Lily e riuscire di conseguenza a uscire di casa senza essere cruciato all'istante con l'accusa di insensibilità. Probabilmente aveva immaginato comunque tutto - non era stupida - ma si sa: occhio non vede, cuore non duole.
    A mezzanotte fuori dalla festa, quello era l'appuntamento che Moses mi aveva fissato con il suo spacciatore di fiducia, quello grande e grosso, pieno di peli e che ti ammazzava con uno sguardo peggio del basilisco. Era mezzanotte..e io ero fuori dalla festa.. ma dell'onnipotente Renton non c'era alcuna traccia, tanto che stavo cominciando a spazientirmi sul serio, al punto da imprecare tra me e me e avviarmi verso il festino dei Perth. Già..bella cosa. Sarebbe stato tutto splendido se solo una ragazzina tornado non mi avesse investito al punto da atterrarmi e tapparmi la bocca come in quei film babbani di spionaggio. Situazione strana, lo ammetto, ma che tuttavia non dispiaceva poi molto al mio mini Ted, soffocato dal corpicino della ragazza al punto di farlo vergognare per l'evidente inclinazione alla pedofilia.
    “Ciao, mi chiamo Renton.”
    Sul viso mi si stampa un sorriso da totale coglione, uno di quei sorrisi da pazzo schizzato che non sa realmente cosa gli sta accadendo intorno ma che si diverte comunque proprio per la sua natura da pazzo schizzato. Poi ricollego..Renton, lo scimmione. Cristo! Moses aveva bisogno di una visita dall'oculista! Allora era proprio vero che a forza di giocare troppo da soli si finisce per diventare ciechi.
    "Renton? Renton lo scimmione? Renton che ti uccide con uno sputo al cianuro?"
    Ero incredulo e divertito allo stesso tempo, tanto da scoppiare in una di quelle risate fragorose che spesso mi venivano fuori nelle situazioni meno opportune.
    "Aspè, sei un metamorfo, vero? Oppure ti sei polisuccato? No dai, non dirmi che è il tuo vero aspetto, cioè..Moses aveva detto che eri peggio del buttafuori del Roxy e quel tipo è tosto da paura, da giocarci le mutande proprio!"
    Senza tanti sforzi la prendo di peso e la sposto di lato come fosse una bambina, liberandomi dalla sua morsa che mi imprigionava a terra in modo da mettermi a sedere. Le mostro la bottiglia di Incendiario con fare plateale, per poi porgergliela da vero galantuomo (opinabile).
    "E quindi saresti tu il temibile spacciatore del Winterfall. Io sono Ted, comunque."
     
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  3. Renton's philosophy
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    Ok, Renton. Tu sei una guerriera. Lo sei sempre stata. Sin da quando eri bambina, hai dovuto combattere contro i tuoi estrogeni per convivere con una mandria di uomini. Tu fabbrichi con le tue piccole manine i migliori infusi di Winterfall. Tu spacci a schifo, senza il minimo riguardo, e poi hai anche la faccia tosta dire che non sei stata tu. Sei una guerriera, un'eroina dei nostri giorni... e sei la qualità migliore di eroina dei tossicodipendenti del campus. Non ti starai davvero impallando proprio ora, vero? No! Tu non lo stai fissando a bocca aperta. Non hai perso la facoltà di parola. Concluderai l'affare e te ne tornerai alla festa, dove Carson e Shadow di consegneranno un mucchio di galeoni coi quali potrai comprarti una magnifica macchina rossa fiammeggiante che non userai mai o meglio ancora una moto che userai ancora di meno, visto che tu non hai affatto paura persino della tua ombra. Ma non importa. Tu crei la droga dal nulla e quindi hai tutto il diritto di sperperare soldi senza contegno. Oh piccola Renton! No! Lui non è lo stesso tipo della fermata del bus. Toglitelo dalla testa! Smetti subito, qualunque cosa tu stia facendo, e lo so, è una cosa prettamente impossibile smettere una volta che hai cominciato, ma tu ce la puoi fare. Tu bevi infusi contro la dipendenza cazzo! Fumati qualcosa contro gli influssi assolutamente negativi di questo tizio pomposo che ti prende per il culo manco fossi il royal baby della situazione.
    La situazione si fa a dir poco imbarazzante, perché non appena Renton riesce a sollevare appena il volto dalla spalla dello sconosciuto, incontra i suoi occhi limpidi come un oceano e lo riconosce. Per chi si fosse perso i prologo, questo tizio, del tutto ordinario, era riuscito ad accaparrarsi tutte le attenzioni di Renton durante uno dei suoi post sbronza. Di solito la situazione sarebbe stata la seguente: in seguito a una notte di baldoria gli ormoni di Renton non sarebbero funzionati più nemmeno se avesse visto il principe Henry in carne e ossa nudo di fronte a sé; non sarebbe minimamente smossa dalla sua condizione di incapacità mentale perché l'alcol e la droga fa questo. Eppure, questo ordinario tipo della fermata del bus, era riuscito a snocciolare tutte le sue barriere mentali lasciandola letteralmente a bocca aperta. Mentre seduta su quella fottutissima panchina, pensava all'inesorabile senso della vita, questa specie di dio greco (secondo la sua discutibile oppinione che non coincide affatto con quella del narratore) l'avrebbe fatta innamorare. Renton ne aveva parlato allungo durante i giorni seguenti con Carson, ma poiché l'Inghilterra è grossa e poiché non era riuscita neanche a individuare il bus su cui era salito, non prima di averle mostrato – secondo la sua ancora discutibile oppinione – uno sguardo speranzoso, affettuoso e colmo d'amore. Morale della favola? Se lo era sognato allungo. Neanche per l'anticamera del cervello le sarebbe passata l'idea di poterlo incontrare a Winterfall. Un mago. Come lei! E per coerenza e coesione di idee, la piccola scapestrata Renton sembrava improvvisamente addirittura felice di essere una strega. Anzi! Azzardiamo addirittura – secondo il suo ancor più opinabile parere – orgogliosa di essere una strega. Un attacco di improvvisa estetica personale, la obbligò a toccarsi per giunta i capelli per assicurarsi che fossero in ordine. Gli stai ancora sopra cazzo! TOGLITI! Ma niente. Renton era una statua di marmo, peggio del Doriforo, col quale si ostinava a paragonare l'Ordinario qui presente.
    Ciao si chiama Renton! Eggià! Lei si chiama Renton signori e signore. La famosissima, indimenticabile – al momento sparolata – Renton. Prima del suo nome, regina degli spacciatori di Winterfall, signora dei criceti volanti e padrona di metà di una stanza da matricola nella sede degi Ur. E se posso permettermi: CAZZO! "Renton? Renton lo scimmione? Renton che ti uccide con uno sputo al cianuro?" La risata del tutto fuori luogo del ragazzo sprigionò in Renton una sorta di frustrazione, per non parlare di complessi di inferiorità. Certo, le storie di Moses erano a dir poco un insulto, ma anche l'idea di come si comportavano le persone non appena capivano che in realtà era un criceto di cinquanta chili per un metro e sessanta era alquanto sgradevole. "Aspè, sei un metamorfo, vero? Oppure ti sei polisuccato? No dai, non dirmi che è il tuo vero aspetto, cioè..Moses aveva detto che eri peggio del buttafuori del Roxy e quel tipo è tosto da paura, da giocarci le mutande proprio!" Renton alza gli occhi al cielo e sbuffa leggermente infastidita. Sarà il suo nome la vera maledizione di turno. Se solo avesse avuto un nome diverso, più femminile, probabilmente non starebbe neanche a fare la nerd nella sua stanza dalla mattina alla sera, progettando nuovi modi per conquistare il mondo. E non dimenticarti delle citazioni di Star Trek. “No guarda fai come se non ci fossi, tanto non mi offendo.” Ma questo è sarcasmo e la tua mente depravata, intenta a rimediare un appuntamento con l'uomo dei tuoi sogni – a proposito pensa quanto sei messa male – riesce ancora a collegare, nonostante tutto.
    "E quindi saresti tu il temibile spacciatore del Winterfall. Io sono Ted, comunque." Mentre il ragazzo la sposta appena, abbastanza da permetterle di tirarsi le gambe al petto come una quindicenne in piena fase post traumatica, si stringe nelle spalle con un qualcosa che ricorda l'orgoglio dell'eroe patriotico. C'è nella sua espressione addirittura una finta modestia che risulta agli occhi della sottoscritta a dir poco ridicola. Dai su! Non la elogiare troppo. Al momento sta pensando a che tipo di biancheria porti! Eh eh piccola Renton! Piccola e depravata.
    “E' tutta colpa di Shadow. Io non ne sapevo niente. Immagino si fosse appena fatto. Sai, da quando ha provato i miei nuovi infusi sta iniziando a viaggiare parecchio con la mente. E' convinto che i cinesi vogliono la mia testa per aprirla e farci gli esperimenti. Quindi racconta in giro che sono uno scimmione intoccabile. Fa molto don Corleone.” Si stringe nelle spalle e con tutta probabilità evita lo sguardo di lui. Guarda altrove, giocherella con i lacci dei suoi stivali e pensa. Pensa in modalità offline a cosa farebbe Carson al suo posto. Immagina non sia una buona guida in quanto ai rapporti amorosi visto che è innamorata persa di Moses, ma pur di negarlo – più che altro a se stessa – se la fa con tutti, uomini, donne o cavalli che siano. Eppure una cosa è sicura. Carson ha fatto colpo su Shadow nell'unico modo in cui una ragazza può fare colpo su un ragazzo a Winterfall. Portandolo nella sua camera da letto. La SUA camera da letto sì. Nonostante lavi a secco tutte le sue lenzuola, è convinta che quei due scopino sul suo letto, e la cosa la mette alquanto a disagio.
    Oh Renton! Fai tanto la dura, ma gli uomini li hai visti giusto nei sogni. Intendo i veri uomini...
    Ma tornando a noi, ecco che la ragazza di fuoco dei Black si rimette in carreggiata con un colpo da maestro. O almeno ai suoi occhi è un colpo da maestro. Una mossa da standing ovation; infatti nella sua mente, una platea terribilmente spaventosa è in piedi e la sta acclamando, prima ancora di aver parlato.
    “Beh immagino che tu sia quello del carico grosso.” E non appena proferisce quella parola, capisce di averla detta alquanto male. Suona male sì! “Sono 100. Metà ora, metà alla consegna. Il pacco ce l'ho in camera. Come hai potuto osservare sono alquanto desiderata qui in giro, quindi non potevo correre il rischio di portare la roba con me.” Improvvisamente è la solita donna d'affari che potrebbe trattare persino con il presidente di una multinazionale appunto cinese oppure con un sceicco.
    Si alza in piedi e gli offre una mano per fare altrettanto. Infine incrocia le mani al petto e aspetta la sua paga, non senza guardarsi con sospetto in giro. Ha paura che quei teppisti rispuntino dal nulla come funghi dopo la pioggia.
    E ora parliamo di me e di Renton. O meglio, parliamo di me, visto che con molta probabilità vi state chiedendo chi io sia. Ecco, io sono quella brava e buona. Sono la ragione per cui Renton prende E a tutti i suoi esami e sono la ragione per la quale ha una lingua biforcuta nel 99,99% dei casi (dando l'esclusiva della RentonMuta a Ted Lupin qui presente). Sono la sua coscienza, quella che le suggerisce tutte le domande ai test e l'aiuta a uscire da situazioni spiacevoli, perché vedete, come ogni persona, Renton, senza la sua coscienza non sarebbe niente. Tuttavia una cosa bisogna riconoscergliela stasera. Ha avuto le metaforiche palle per invitare Ted Lupin nella sua stanza con una scusa affatto banale. Vendergli della droga. Un carico pensante come quello che il suddetto ha ordinato, entrerebbe difficilmente nella piccola borsetta di Renton (anche se lei ce l'ha fatto entrare lo stesso) e così ha la scusa perfetta per portarlo lontano da occhi indiscreti. Io direi che la standing ovation se la merita giusto perché prova a portarsi uno sconosciuto nella stanza da letto per motivi obsoleti. E poi... può essere che anche io, coscienza razionale e del tutto distaccata, posso trovare minimamente interessante questa mezza specie di biondo ossigenato che ha fatto girare la testa alla mia protegè.
     
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2 replies since 4/1/2014, 20:17   87 views
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